Papa
Giovanni XXIII,venuto dall'aldilà
L’episodio qui riportato è uno dei miracoli studiati dalla Chiesa per la causa
di Beatificazione di Papa Giovanni XXIII.
Suor Caterina Capitani, suora delle Figlie della Carità della provincia
napolitana, cominciò ad accusare disturbi alla salute alcuni mesi dopo la
vestizione. Era il 1962, la Suora aveva 18 anni e lavorava come infer miera
presso gli Ospedali Riuniti di Napoli. Fino a quel tempo la sua salute era stata
molto buona. Un giorno avvertì un dolore intercostale noioso, al quale non diede nessuna importanza. Dopo un paio di mesi però ebbe una emorragia e questa
volta si spaventò. Era nella sua stanza. Ebbe un conato di vomito, corse al
lavabo con la bocca piena di sangue molto rosso. Poiché le avevano insegnato che
il sangue molto rosso proviene dal torace, pensò con terrore alla tisi. Con una
simile malattia la sua vita di suora sarebbe finita perché la regola della
Congregazione delle Figlie della Carità esige che le aspiranti religiose siano
sane per poter affrontare i sacrifici che il lavoro in ospedale richiede.
Suor Caterina per il momento decise di non dir niente a nessuno. Per alcune
notti non riuscì a dormire, ma poi, vedendo che l’emorragia non si ripeteva e
che il dolore intercostale era scomparso, riprese la vita di sempre.
Per sette mesi non accadde più niente. Poi all’improvviso, senza alcun sintomo
preventivo, ecco un’altra terribile emorragia che lasciò la suora molto
spossata.Cominciarono visite, controlli, esami clinici. Furono fatte radiografie del
torace,dello stomaco,stratigrafie.Nessuno riusciva a trovare il perché di
quelle emorragie.Nei 1964 i medici degli Ospedali Riuniti si dichiararono vinti e Suor Caterina
passò all’Ospedale «Ascalesi» sotto le cure del professor Alfonso D’Avino.Una esofagoscopia rivelò una zona emorragica nel segmento toracico: sembrava che
tutti i malanni provenissero da lì. Allora la Suora fu portata all’Ospedale
Pellegrini dell’ematologo professor Giovanni Bile, ma anche egli non riuscì a
migliorare la situazione. Restò un’ultima speranza: ricorrere al prof. Giuseppe
Zannini, direttore dell’istituto di semeiotica chirurgica dell’Università di
Napoli, una personalità di spicco nel campo medico internazionale. Dopo una
lunga visita e un’analisi minuziosa di tutti i referti degli altri medici, il
professor Zannini iniziò una nuova cura che durò cinque mesi. Anche questa volta
però la situazione non cambiò per cui il professore decise di sottoporre la
Suora a un intervento chirurgico.Suor Caterina fu ricoverata nella Clinica Mediterranea e tre giorni dopo venne
operata. L’intervento durò cinque ore. Lo stomaco, all’interno, era
completamente ricoperto di varici. Una forma ulcerosa strana e rara, provocata
forse da un cattivo funzionamento della milza e del pancreas che risultavano in
pessime condizioni. il professore fu costretto ad asportarle lo stomaco, la
milza e il pancreas.Si trattò di un intervento molto delicato e le probabilità
che la Suora uscisse viva dalla sala operatoria erano minime. Il pericolo
sembrava superato. Le consorelle di Suor Caterina, senza perdere la fiducia,
continuavano a pregare con fervore Papa Giovanni.Nei giorni seguenti l’operazione lo stato di salute della Suora andò
peggiorando. Durante la prima notte ebbe un collasso, poi un blocco intestinale
la gonfiò come una botte. il professore, molto preoccupato, pensava che fosse
necessario un'altro intervento. Ma dopo nove giorni le condizioni della Suora
migliorarono all’improvviso, ma fu un miglioramento illusorio.Tre giorni dopo, mentre la Suora stava sorseggiando un pò di liquido ed ecco che
divenne cianotica e perse i sensi. Accorsero i medici con l’ossigeno. La
visitarono riscontrandole la pleurite. In seguito alle cure appropriate ci fu un
miglioramento e dopo dieci giorni fu in grado di uscire dalla clinica.Ancora una volta però il miglioramento fu brevissimo: dopo due settimane
cominciò a peggiorare. Suor Caterina vomitava succhi gastrici in grande
quantità. Erano così forti che le bruciavano la pelle. Dopo alcuni giorni aveva
la parte inferiore della faccia ridotta a una piaga e poiché non riusciva a
ingerire niente, veniva nutrita con flebioclisi. Il professore Zannini, sempre
più preoccupato, decise di mandarla a casa, a Potenza, per provare se l’aria
nativa potesse giovare. Ma dopo due mesi la Suora ritornò a Napoli peggiore di
quando era partita. Sembrava un cadavere.Il 14 maggio 1966,dopo una breve crisi di vomito, si era aperto sullo stomaco
un buco dal quale uscivano succhi gastrici, sangue e quel poco di succo
d’arancia che la Suora aveva bevuto poco prima. Si era formata una perforazione
che aveva causata una fistola esterna. Era in atto una peritonite diffusa. La
febbre era salita a 40. La situazione era disperata. il professor Zannini la
fece ricoverare immediatamente all’ospedale della Marina. Le ordinò delle
medicine in attesa dello sviluppo della crisi, perché un intervento chirurgico
in quelle condizioni era impensabile.Essendo in pericolo di morte, fu concesso alla Suora di emettere i voti
anzitempo e dopo le fu amministrato l’Olio degli Infermi.Nel frattempo una consorella le portò da Roma una reliquia di Papa Giovanni, che
Suor Caterina mise sulla perforazione dello stomaco e pregava il Papa di
portarla con lui in Paradiso. La fine si avvicinava.Il 25 maggio verso le 14,30 Suor Caterina si assopì. A un certo punto sentì una
mano che le premeva la ferita sullo stomaco e una voce d’uomo che la chiamava.
La Suora pensò che fosse il professor Zannini che ogni tanto veniva a
controllare le sue condizioni. Suor Caterina si girò verso la parte da cui
veniva la voce e vide, accanto al suo letto, Papa Giovanni. Era lui che teneva
la mano sulla ferita dello stomaco. Papa Giovanni le dice:
Non temere, non hai più niente. Suona il campanello, chiama le suore che stanno
in cappella, fatti misurare la febbre e vedrai che la temperatura non arriverà
neppure a 37 gradi. Mangia tutto quello che vuoi, come prima della malattia. Non
avrai più niente. Va dal professore, fatti visitare, fa’ delle radiografie e fai
mettere tutto per iscritto, perché un giorno queste cose serviranno.La visione scomparve e solo allora mi resi conto che non era stato un sogno.
Suor Caterina si sentiva bene, non aveva più alcun dolore. Suona il campanello,
le suore accorrono. La madre superiora pensò subito che la suora fosse in preda
al delirio che precede la morte.
Trovarono la Suora seduta a metà letto. La guardavano trasognate. Suor Caterina,
non potendo contenere la gioia, quasi gridando disse: Sono guarita. E' stato Papa
Giovanni. Misuratemi la febbre, vedrete che non ho più nulla. La febbre arrivò a
36,8. Ora datemi da mangiare perché ho fame.La febbre arrivò a 36,8. Con grande voracità ingoiò semolino, polpette, una
minestrina, anche un gelato. Era guarita completamente. Della fistola nessuna
traccia: la pelle era liscia, pulita e bianca. Allora Suor Caterina raccontò
alle sue consorelle l’apparizione di Papa Giovanni.
Da quel giorno Suor Caterina non ha avuto più niente. I medici la visitarono, la
sottoposero a decine di radiografie. Dei suoi malanni non c’era più nessuna
traccia.Il giorno dopo il miracolo la suora riprese una vita normale. Sono trascorsi più
di 27 anni ed ella sta benissimo.Il testimonio più prezioso del miracolo è il professor Zannini, il quale
afferma: La guarigione di Suor Caterina è un caso di cui non trovo spiegazione
nella scienza medica. Ho operato io l’ammalata, le ho asportato quasi tutto lo
stomaco perché affetto da una gastrite ulcerosa emorragica gravissima. Le
lasciai poco più di un centimetro di stomaco. Le asportai anche la milza. Ci fu
una convalescebnza difficile, l’ammalata non poteva nutrirsi. Poi si aprì la
fistola, ci fu fuoriuscita di liquido, peritonite, febbre altissima, stato
ansioso grave, condizioni disperate.Non era possibile intervenire con una nuova operazione. Feci delle prove: tutto
quello che l’ammalata beveva usciva dalla fistola.Consigliai trasfusioni,
plasma, antibiotici,più che altro come terapia d’attesa. Non ebbi successo: la
fistola s’ingrandì e le condizioni dell’ammalata peggiorarono. Avevo pensato di
far trasportare Suor Caterina alla sezione rianimazione degli Ospedali Riuniti
di Napoli per fare un'ultimo tentativo. Invece ricevetti una telefonata in cui
mi diceva che la Suora era migliorata. Andai a trovarla e con mia somma sopresa
la trovai perfettamente guarita. Per il momento non venni informato di quello
che era realmente accaduto. Continuai il mio lavoro di medico sottoponendo
l’ammalata ad esami radiografici, visite, ecc. Nessuna traccia di malattia. Solo
venti giorni dopo la superiora m’informò dell’apparizione di Papa Giovanni.
Affermo che non ho mai visto una cosa del genere, né posso immaginare come ciò
sia potuto accadere. Non trovo modo di spiegare scientificamente quello che è
accaduto.Sono un medico e ho seguito il caso con la freddezza del medico. Sono stato
anche più pignolo e scrupoloso dopo che mi hanno raccontato dell’apparizione di
Papa Giovanni.Sono pienamente convinto che si tratta di una guarigione assolutamente
inspiegabile, al di fuori delle leggi fisiologiche e dell’esperienza umana.Il
fatto che resista da tanti anni,senza ricadute,la rende ancora più
inspiegabile e insieme importante.
(Da "Un uomo mandato da Dio - Biografia di Giovanni XXIII") di Renzo Allegri -
Editrice Ancora Milano).