Il venerabile Domenico di Gesù Maria (morto
nel 1630), carmelitano, quando fu trasferito al convento di Roma, nella cella
assegnatagli trovò un teschio autentico, che doveva servirgli, secondo l'usanza
di allora, per meditare sulla morte. Una notte, da questo teschio udì una voce
alta che gridava:
«In memoria hominum non sum» (nessuno si ricorda di me). Le parole furono
ripetute più volte e udite in tutto il dormitorio del convento. Il venerabile
rimase stupito e timoroso, dubitando che si trattasse di un fenomeno diabolico.
Si mise subito a pregare per sapere ciò che dovesse fare. Prese poi dell'acqua
benedetta e, mentre l'aspergeva sopra il teschio, il medesimo pronunciò queste
altre parole: «Acqua, acqua, misericordia, misericordia». Il religioso gli
domandò poi chi era e che misericordia voleva.
Il defunto rispose dandogli queste informazioni: era un tedesco, venuto a Roma a
visitare i luoghi santi. Il suo corpo era stato sotterrato da molto tempo nel
camposanto; l'anima si trovava in Purgatorio. Non aveva nessuno che gli facesse
del bene, né chi si ricordasse di lui. Gli raccomandò che pregasse per lui il
Signore.
Padre Domenico promise. Pregò molto e fece penitenze. Pochi giorni dopo il
defunto gli comparve in cella per ringraziarlo del beneficio della liberazione
dal Purgatorio.
Dai Processi di beatificazione del P. Domenico di Gesù Maria.