Donna,ecco tuo figlio! - di Don
Gabriele Amorth
Ai piedi della Croce, Maria si associa con
animo materno al Sacrificio di Gesù, "amorevolmente consenziente all’immolazione
della Vittima da lei generata" .
Il mese di Marzo ci porta alla Pasqua del Signore; ma prima viviamo il mistero
della Passione e Morte di Gesù, attraverso la "Via Crucis", fino al Calvario.
Maria – nella sua "compassio Matris" – è l’Addolorata che ci accompagna ai piedi
della Croce, prima che possiamo cantare "Regina Coeli, laetare!" per la
Risurrezione del Signore.
Noi vogliamo sostare sotto la Croce con l’Addolorata, consegnataci da Gesù
morente come madre: "Presso la Croce di Gesù stavano sua madre, la sorella di
sua madre Maria di Cleofa e Maria Maddalena. Gesù dunque, vista la madre e,
accanto a lei, il discepolo che amava, disse alla madre: "Donna, ecco tuo
figlio!". Quindi disse al discepolo: "Ecco tua madre!". E da quell’ora il
discepolo l’accolse tra i suoi beni [di credente"] (Gv 19, 25-27).
È l’ora di Gesù, l’ora per cui si è incarnato. E Maria torna in primo piano: per
lei è la seconda Annunciazione, in cui viene proclamata Madre di tutti gli
uomini. Come suo solito, Giovanni, non la chiama per nome, ma conforme al suo
ruolo. Qui il ruolo di Maria è ben scandito da una parola che abbiamo
sottolineato [in corsivo] perché viene ripetuta cinque volte in tre soli
versetti: madre.
Da quell’ora la madre di Gesù è proclamata anche nostra madre: "Donna, ecco tuo
figlio!". Per Gesù questo è il compimento della sua azione messianica terrena:
la morte seguirà subito. Per Maria è l’inizio di una nuova maternità.
Maria, un bene necessario alla salvezza
"Ecco tua madre!". A questo punto il
discepolo che Gesù amava compie un gesto di grande significato, un gesto che
indica comprensione e accettazione del nuovo rapporto creato da Cristo. Questa
volta non c’era bisogno del consenso di Maria; essa era già interamente votata a
Gesù e alla sua opera: il suo consenso era già stato pronunciato pieno e
definitivo, senza condizioni o limiti, con il fiat detto all’Angelo Gabriele.
A questo punto era il credente in Cristo, il discepolo amato, che doveva
esprimere l’accettazione: " Da quell’ora il discepolo l’accolse tra i suoi
beni". Abbiamo aggiunto: tra i suoi beni di credente, perché Giovanni
rappresenta i discepoli che hanno creduto in Gesù e hanno ricevuto i beni
necessari alla salvezza: la fede, l’Eucaristia, lo Spirito Santo, Maria.
Giovanni comprende che Maria è un bene necessario alla salvezza, e l’accoglie
come tale.
"Si può essere cristiani se non si è mariani?" – si chiederà Paolo VI al
Santuario di Bonaria, il 24 Aprile 1970. Dio ha voluto darci Gesù per mezzo di
Maria: non si può mai prescindere da questa scelta operata dal Padre. Se non
comprendiamo il ruolo di Maria verso Gesù, non capiremo mai il ruolo di Maria
verso ciascuno di noi. Insisteremo ancora su questo accoglimento, che sta alla
base della consacrazione a Maria e della maternità di Maria sulla Chiesa.
Ci preme soffermarci anche su un argomento che, a nostro avviso, ha grande
importanza, e su cui in genere si sorvola: i sentimenti di Maria in quel
momento.
È evidente il suo immenso dolore. La Liturgia applica alla Vergine il passo
delle Lamentazioni: "O voi tutti che passate per via, fermatevi e vedete se c’è
un dolore simile al mio dolore" (Lam 1, 12); quasi a dirci che non c’è mai stato
un dolore come quello.
I poeti ci hanno tramandato lo Stabat Mater, i vari "lamenti" di Maria sul
figlio morto, il Pianto di Jacopone da Todi; pittori e scultori hanno riprodotto
la Pietà e l’ "Addolorata", davanti alle quali il popolo prega con fervore.
Tutto questo è molto vero; ma ci sono altri sentimenti su cui è importante
riflettere, perché ci danno la misura della fede eroica di Maria. Il Concilio
Vaticano II ci dice – quasi riassumendoli tutti – che essa si associava con
animo materno al sacrificio di Gesù, "amorevolmente consenziente all’immolazione
della vittima da lei generata" (LG 58).
Amorevolmente consenziente: è la parola più forte e più nuova del mirabile
capitolo mariano della "Lumen gentium". Perché è nel mistero della Redenzione
accettato con fede eroica che la Vergine Madre riconosce la ragione stessa della
sua maternità divina e della conseguente maternità universale donatale da Gesù
morente sulla Croce.
Gabriele Amorth