La verginità di Maria - Di Don Gabriele Amorth (Tratto dalla rivista Madre di Dio)

La "Presentazione della Beata Vergine Maria" al Tempio [21 Novembre] è in realtà la festa della verginità della Madre di Dio.

C'è un libro apocrifo, molto autorevole per la sua antichità, che si fa risalire ai primi decenni del sec. II: il Protovangelo di Giacomo. Quando l’Autore narra che Maria a tre anni fu presentata al Tempio per esservi istruita, vuole dirci in realtà che essa, fin dall’uso di ragione, si è offerta come "tempio di Dio". Così, la celebrazione del 21 Novembre – che porta il solenne titolo di "Presentazione della Beata Vergine Maria" e che ebbe inizio nel 543, in ricordo della Dedicazione di ‘Santa Maria Nuova’ in Gerusalemme –, in realtà è la festa della verginità di Maria.

La verginità è un dono di Dio, quando viene scelta per appartenere solo a Lui e per conservarsi totalmente a sua disposizione. È un dono che lo Spirito Santo ha fatto a Maria, come le aveva fatto il dono del concepimento immacolato. Lo affermiamo perché la storia d’Israele non ci presenta nulla di simile. Non si conosceva neppure che la verginità consacrata fosse uno stato di vita gradito a Dio; e tutte le grandi donne d’Israele poste a modello e che, sotto certi aspetti, prefigurano la Santa Vergine Maria [Sara, Debora, Giuditta, Ester…] erano sposate o vedove. Israele apprezzava solo la maternità, e la mancanza di figli era considerata una vergogna, se non addirittura una maledizione o un castigo di Dio.

Maria deve essere stata orientata a rimanere vergine per divina ispirazione, mancando spiegazioni umane per tale scelta di vita, anche quando i genitori l’hanno fidanzata a Giuseppe.

Paolo VI sottolinea un altro aspetto: con la scelta della verginità, Maria non ha rinnegato nessun valore umano; poiché seguire la via della verginità non è mai uno sminuire il matrimonio o porre un limite a quella santità a cui tutti sono chiamati; ma è, semmai, un potenziamento delle capacità di amare pienamente e di servire liberamente tutte le creature, per amore di Dio.

Le tre stelle della Vergine nell’iconografia ortodossa

Non c’è dubbio che la verginità immacolata di Maria richiama anche a quella virtù della purezza che il Decalogo di Dio ordina in due comandamenti [il 6° e il 9°] e che San Paolo identifica addirittura con la santità di vita, illustrandone i motivi di fede, come mai nessuno prima di lui aveva fatto. In effetti, nessun’altra religione insegna un rispetto così grande per il corpo umano come il Cristianesimo: siamo membra di Cristo, tempio dello Spirito Santo, destinati alla risurrezione gloriosa.

"Credo in Gesù Cristo, ma non credo nella castità dei preti", mi diceva un professionista; e una sedicenne mi confidava: "Il mio ideale è di diventare una porno-star". – "Padre, preghi per mio figlio che convive con una donna sposata, che ha vent’anni più di lui", si raccomandava una mamma. E due genitori, persone molto perbene, si chiedevano angosciati: "Come è possibile? Nostra figlia, tutta casa e chiesa, ora convive con un ragazzo drogato e non vuol saperne di tornare a casa"…

Sono ‘litanie’ di tutti i giorni, purtroppo; e i giornali e la TV sembra che non parlino d’altro che di violenze perpetrate contro le donne e contro i bambini!

Che la Vergine presentata al Tempio, modello di purezza di vita, di consacrazione a Dio e di servizio del prossimo, aiuti a risanare la nostra società, tanto permissiva da avere perduto ogni pudore, malata di sesso e per ciò stesso scostumata. Le tre stelle [sulla fronte e sulle spalle] che nell’iconografia ortodossa raffigurano la triplice verginità di Maria [prima del parto, nel parto e dopo il parto] tornino a risplendere come segno di purezza e di santità di costumi anche ai tempi nostri!


Gabriele Amorth