La venerabile Elisabetta Canori-Mora (morta
nel 1825) appena morta apparve splendente alla sorella Maria Canori mentre stava
recitando le preghiere prima di coricarsi, e le raccomandò le sue figlie finché
fossero sistemate. Maria passò la notte insonne per la forte emozione, e al
mattino si affrettò a recarsi alla casa della sorella per accertarsi della
verità. Era morta. Apparve pure, appena spirata, alla giovane Maria Bianchi.
Costei, mentre a letto malata aspettava le si recasse la cena, «si vide dinanzi
tutta splendente la Serva di Dio che le disse: "Io me ne vado al cielo,
ricordatevi di confessarvi del tal peccato... che per dimenticanza avete
lasciato di accusare". Subito dopo l'anima disparve come un lampo. La giovane
mandò un grido e chiamò la mamma. A costei essa disse: "La signora Elisabetta è
andata in Paradiso adesso; guarda bene che ora è". "Figlia mia, tu sogni a occhi
aperti, ciò è impossibile". Ma Maria insisteva piangendo, e dichiarando, come
prova, che la Serva di Dio le aveva manifestato un peccato dimenticato in
confessione. Il giorno appresso la mamma e le sorelle della malata, informatesi,
si convinsero che l'ora e il momento dell'apparizione corrispondevano al tempo
del transito della Venerabile. Altre apparizioni avvennero a Marino (Roma); in
particolare viene ricordata quella a un'amica, alla quale disse: "Se volete
venire dove vado io, bisogna che calchiate questa strada spinosa, e facciate
quello che vi ho raccomandato più volte quando ero in vita.Non dubitate che non
dimenticherò alcuno della vostra famiglia",e disparve».
A. Pagani, La Serva di Dio Elisabetta Canori-Mora, Roma 1911, p. 519.