LA DONNA NEMICA DI SATANA (di Don Gabriele Amorth)
Con questo titolo, La Donna nemica di
Satana, ho scritto per molti mesi una rubrica sul mensile Eco di Medjugorje. Lo
spunto mi veniva offerto dai continui richiami che in quei messaggi
riecheggiavano con tanta insistenza. Ad esempio: «Satana è forte, è molto
attivo, è sempre in agguato; agisce quando cala la preghiera, ci si mette nelle
sue mani senza riflettere, ci ostacola sulla via della santità; vuole
distruggere i piani di Dio, vuole mandare a monte i progetti di Maria, vuole
prendere il primo posto nella vita, vuole togliere la gioia; lo si vince con le
preghiere e col digiuno, con la vigilanza, con il Rosario;ovunque va la Madonna,
con lei c'è Gesù e subito accorre anche Satana; è necessario non lasciarsi
ingannare...».
Potrei continuare a lungo. È un fatto che la Vergine ci mette continuamente in
guardia dal demonio, in barba a coloro che ne negano l'esistenza o ne
minimizzano l'azione. E non mi è mai stato difficile, nei miei commenti, mettere
le parole attribuite alla Madonna - siano o no vere quelle apparizioni, che io
stimo autentiche - in relazione con frasi della Bibbia o del magistero.
Tutti quei richiami si addicono bene alla Donna nemica di Satana, dall'inizio
alla fine della storia umana; così la Bibbia ci presenta Maria; si addicono bene
agli atteggiamenti che Maria Santissima ha avuto verso Dio e che noi dobbiamo
ricopiare per compiere i piani di Dio su di noi; si addicono bene all'
esperienza che tutti noi esorcisti possiamo testimoniare, in base alla quale
tocchiamo con mano che il ruolo della Vergine Immacolata, nella lotta contro
Satana e nel cacciarlo via da coloro che assale, è un ruolo fondamentale. E sono
i tre aspetti su cui desidero riflettere in questo capitolo di chiusura, non
tanto per concludere, ma per mostrare come è necessaria la presenza e
l'intervento di Maria per sconfiggere Satana.
1. All'inizio della storia umana. Incontriamo subito
una ribellione a Dio, una condanna, ma anche una speranza in cui è adombrata la
figura di Maria e del Figlio che sconfiggerà quel demonio che era riuscito ad
avere la meglio sui progenitori, Adamo ed Eva. Questo primo annuncio di
salvezza, o «Protovangelo», contenuto in Genesi 3, 15, è rappresentato dagli
artisti con la figura di Maria nell' atteggiamento di schiacciare la testa al
serpente. In realtà, anche in base alle parole del testo sacro, è Gesù, ossia
«la progenie della donna», che schiaccia la testa a Satana. Ma il Redentore non
si è scelto Maria solo per madre; l'ha voluta associare a sé anche nell'opera
della salvezza. La raffigurazione della Vergine che schiaccia il capo al
serpente indica due verità: che Maria ha partecipato alla redenzione e che Maria
è il primo e più stupendo frutto della redenzione stessa.
Se vogliamo approfondire il senso esegetico del testo, vediamolo nella
traduzione ufficiale della CEI: «lo porrò inimicizia tra te e la donna (Dio sta
condannando il serpente tentatore), tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti
schiaccerà la testa e tu la insidierai al calcagno». Così dice il testo ebraico.
La traduzione greca, detta dei SETTANTA, poneva un pronome maschile, ossia un
preciso riferimento al Messia: «Esso ti schiaccerà la testa». Mentre invece la
traduzione latina di s. Girolamo, detta VOLGATA, traduceva con un pronome
femminile': «Essa ti schiaccerà la testa», favorendo un'interpretazione tutta
mariana. Da notare che la interpretazione mariana veniva già data anche prima,
dai Padri più antichi, da Ireneo in poi. In conclusione è evidente l'opera della
Madre e del Figlio, come si esprime il Vaticano II: «La Vergine ha consacrato
totalmente se stessa alla persona e all'opera del Figlio suo, servendo al
mistero della redenzione sotto di lui e con lui» (LG 56).
Alla fine della storia umana. Troviamo ripetuta la stessa scena di lotta. «E un
segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto
i suoi piedi e una corona di dodici stelle sul suo capo...E un altro segno
apparve nel cielo: un grosso dragone rosso vivo, con sette teste e dieci corna»
(Ap 12, 1-3).
La donna sta per partorire e il suo figlio è Gesù; per cui la donna è Maria
anche se, conforme all'uso biblico di dare più significati alla stessa figura,
può rappresentare anche la comunità dei credenti. Il dragone rosso è «il
serpente antico, chiamato Diavolo o Satana», come è detto al versetto 9. Di
nuovo l'atteggiamento è di lotta tra le due figure, con la sconfitta del dragone
che viene precipitato sulla terra.
Per chiunque combatte contro il demonio, in particolare per noi esorcisti,
questa inimicizia, questa lotta e l'esito finale hanno grande importanza.
2. Maria nella storia. Passiamo al secondo aspetto, al
comportamento di Maria Santissima durante la vita terrena. Mi limito a qualche
riflessione su due episodi e due consensi: l'annunciazione e il calvario; Maria
Madre di Dio e Maria Madre nostra. È da notare un comportamento esemplare per
ogni cristiano: per attuare su di sé i piani di Dio, piani che il maligno cerca
in tutti i modi di ostacolare.
Nell'annunciazione Maria dimostra una disponibilità totale; l'intervento dell'
angelo attraversa e sconvolge la sua vita, contro ogni immaginabile attesa o
progetto. Dimostra inoltre una fede vera, ossia basata unicamente sulla Parola
di Dio, a cui «nulla è impossibile»; potremmo chiamarla una fede nell' assurdo
(una maternità nella verginità). Ma evidenzia pure il modo di agire di Dio, come
stupendamente fa notare la Lumen gentium. Dio ci ha creati intelligenti e
liberi; perciò egli ci tratta sempre come esseri intelligenti e liberi.
Ne consegue che: «Maria non fu uno strumento meramente passivo nelle mani di
Dio, ma cooperò alla salvezza dell'uomo con libera fede e obbedienza» (LG 56).
Soprattutto è messo in luce come l'attuarsi del più grande piano di Dio,
l'Incarnazione del Verbo, abbia rispettato la libertà della creatura: «Volle, il
Padre delle misericordie, che l'accettazione della madre predestinata precedesse
l'Incarnazione perché, così come una donna aveva contribuito a dare la morte,
una donna contribuisse a dare la vita» (LG 56).
L'ultimo concetto accenna già ad una tematica che sarà subito cara ai primi
Padri: il paragone Eva-Maria l'obbedienza di Maria che riscatta la disobbedienza
di Eva, preannunciando come l'obbedienza di Cristo avrebbe definitivamente
riscattato la disobbedienza di Adamo. Satana non appare direttamente, ma le
conseguenzee del suo intervento vengono riparate. L'inimicizia de a donna contro
Satana si esprime nel modo più perfetto:nella piena adesione al piano di Dio.
Ai piedi della croce avviene la seconda
annunciazione: «Donna, ecco tuo figlio». È ai piedi della croce che la
disponibilità di Maria, la sua fede, la sua obbedienza si manifestano con un'
evidenza ancora più forte, perché più eroica, rispetto alla prima annunciazione.
Per capirlo dobbiamo sforzarci di penetrare nei sentimenti della Vergine in quel
momento.
Emerge subito un immenso amore congiunto col più straziante dolore. La
religiosità popolare si è espressa con due nomi quanto mai significativi,
ricalcati in mille modi dagli artisti: 1'Addolorata, la Pietà. Non mi dilungo
perché, all' evidenza di questo sentimento, se ne aggiungono altri tre quanto
mai importanti per Maria e per noi; ed è su questi che mi soffermo.
Il primo sentimento è di adesione alla volontà del Padre. Il Vaticano II usa un'
espressione del tutto nuova, efficacissima, quando ci dice che Maria, ai piedi
della croce, era «amorosamente consenziente» (LG 58) all'immolazione del Figlio.
Il Padre vuole così; Gesù ha accettato così; anche lei aderisce a tale volontà,
per quanto straziante possa essere.
Ecco poi il secondo sentimento, su cui troppo poco si insiste e che invece è il
sostegno di quel dolore e di ogni dolore: Maria comprende il significato di
quella morte. Maria comprende che è in quel modo, doloroso e Umanamente assurdo,
che Gesù trionfa, regna, vince. Gabriele le aveva preannunciato: «Sarà grande,
Dio gli darà il trono di Davide, regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe, il
suo regno non avrà mai fine». Ebbene, Maria capisce che è proprio in quel modo,
con la morte In croce, che si realizzano quelle profezie di grandezza. Le vie di
Dio non sono le nostre vie, e tanto meno le vie di Satana: «Ti darò tutti i
regni della tetra, se tu prostrato mi adorerai».
Il terzo sentimento, che corona tutti gli altri, è di gratitudine. Maria vede
attuata in quel modo la redenzione di tutta l'umanità, compresa quella sua
personale che le è stata applicata preventivamente.
È per quella morte atroce che lei è sempre Vergine, Immacolata, Madre di Dio,
Madre nostra. Grazie, mio Signore.
È per quella morte che tutte le generazioni la chiameranno beata, che è regina
del cielo e della terra, che è mediatrice di ogni grazia. Lei, umile serva di
Dio, è stata resa la più grande di tutte le creature da quella morte. Grazie,
mio Signore.
Tutti i suoi figli, tutti noi, guardano ora al cielo con certezza: è spalancato
il paradiso e il demonio è definitivamente sconfitto in virtù di quella morte.
Grazie, mio Signore.
Ogni volta che guardiamo un crocifisso, credo che la prima parola da dire sia:
grazie! Ed è con questi sentimenti, di adesione piena alla volontà del Padre, di
comprensione della preziosità della sofferenza, di fede nella vittoria di Cristo
attraverso la croce, che ognuno di noi ha la forza di sconfiggere Satana e di
liberarsene, se e caduto in suo possesso.
3. Maria contro Satana. E veniamo all' argomento che più
direttamente ci interessa e che può essere compreso solo alla luce di quanto
esposto sopra. Perché Maria è così potente contro il demonio? Perché il maligno
trema e gedi fronte alla Vergine? Se finora ne abbiamo esposto i motivi
dottrinali, è tempo di dire qualcosa di più immediato, che rispecchia
l'esperienza di tutti gli esorcisti.
Incomincio proprio con l'apologia che il demonio stesso è stato costretto a fare
della Madonna. Costretto da Dio, ha parlato meglio di qualsiasi predicatore.
Nel 1823, ad Ariano Irpino (Avellino), due celebri predicatori domenicani, p.
Cassiti e p. Pignataro, furono invitati a esorcizzare un ragazzo. Allora si
discuteva ancora tra i teologi sulla verità della Immacolata Concezione, che fu
poi proclamata dogma di fede trentuno anni dopo, nel 1854. Ebbene, i due frati
imposero al demonio di dimostrare che Maria era Immacolata; e per di più gli
ingiunsero di farlo mediante un sonetto: una poesia di quattordici versi
endecasillabi, a rima obbligata. Si noti che l'indemoniato era un fanciullo di
dodici anni e analfabeta. Subito Satana pronunciò questi versi:
Pio IX si commosse quando, dopo aver
proclamato il dogma dell'Immacolata Concezione, lesse questo sonetto, che gli fu
presentato in quella occasione.
Anni addietro un mio amico bresciano, d. Faustino Negrini, morto alcuni anni fa
mentre esercitava il ministero d'esorcista presso il piccolo santuario della
Stella, mi raccontava come costrinse il demonio a fargli l'apologia della
Madonna. Gli chiese: «Perché hai tanto terrore quando nomino la Vergine
Maria?». Si sentì rispondere, per mezzo dell'indemoniata: «Perché è la
creatura più umile di tutte e io sono il più superbo; è la più obbediente e io
sono il più ribelle (a Dio); è la più pura e io sono il più sozzo».
Ricordandomi questo episodio, nel 1991, mentre esorcizzavo un indemoniato, ho
ripetuto al demonio le parole dette in onore di Maria e gli ho ingiunto (senza
avere la più pallida idea di quello che mi sarebbe stato risposto): «La
Vergine Immacolata è stata elogiata per tre virtù. Tu ora mi devi dire quale è
la quarta virtù, per cui tu ne hai tanta paura». Subito mi sono sentito
rispondere: «È la sola creatura che mi può vincere interamente, perché non è
mai stata sfiorata dalla più piccola ombra di peccato».
Se in questo modo parla il demonio di Maria, che cosa mai dovrebbero dire gli
esorcisti? Mi limito all'esperienza che tutti abbiamo: si tocca con mano come
Maria sia davvero la Mediatrice di grazie, perché è sempre lei ad ottenere dal
Figlio la liberazione dal demonio. Quando si incomincia ad esorcizzare un
indemoniato, uno di quelli che il diavolo ce lo ha dentro proprio davvero, ci si
sente insultare, prendere in giro: «lo qui ci sto bene; io da qui non uscirò
mai; tu contro di me non puoi fare niente; sei troppo debole, perdi il tuo
tempo...». Ma poco per volta entra in campo
Maria e allora la musica cambia: «E lei che lo vuole,contro di lei non posso
fare niente; dille che la smetta di intercedere per questa persona; ama troppo
questa creatura; così per me è finita...».
Mi è capitato anche varie volte di sentirmi rinfacciare subito l'intervento
della Madonna, fin dal primo esorcismo: «Stavo così bene qui, ma è lei che
ti ha mandato; lo so perché sei venuto, perché è lei che lo ha voluto; se non
fosse intervenuta lei, non ti avrei mai incontrato.. .».
S. Bernardo, alla fine del suo famoso Discorso dell'acquedotto, sul filo di
ragionamenti strettamente teologici, conclude con una frase scultorea: «Maria è
tutta la ragione della mia speranza».
Imparai questa frase mentre da ragazzo attendevo davanti alla porta della cella
n. 5, a San Giovanni Rotondo; era la cella di p. Pio. Poi ho voluto studiare il
contesto di questa espressione che, di primo acchito, potrebbe apparire
semplicemente devozionale. E ne ho gustato la profondità, la verità, l'incontro
tra dottrina ed esperienza pratica. Per cui la ripeto volentieri a chiunque è
nello sconforto o nella disperazione, come accade di frequente a chi è colpito
da mali malefici: «Maria è tutta la ragione della mia speranza».
Da lei ci viene Gesù e da Gesù ogni bene. Questo è stato il disegno del Padre;
un disegno che non cambia. Ogni grazia passa per le mani di Maria, che ci
ottiene quella effusione di Spirito Santo che libera, consola, rallegra.
S. Bernardo non esita ad esprimere questi concetti non una decisa affermazione
che segna il culmine di tutto il suo discorso e che ispirò la famosa preghiera
di Dante alla Vergine:
« Veneriamo Maria con tutto l'impeto del nostro cuore, dei nostri affetti, dei nostri desideri. Così vuole Colui che stabilì che noi ricevessimo tutto per mezzo di Maria».
È questa l'esperienza che tutti gli esorcisti toccano con mano, ogni volta
.