L’angoscia di una madre di Don Gabriele Amorth
L’episodio dello "smarrimento di Gesù nel
Tempio" sconcerta Maria e Giuseppe che lo cercano "straziati" per giorni e "non
comprendono" la spiegazione del Figlio ritrovato.
L'episodio dello "smarrimento e ritrovamento di Gesù nel Tempio" di Gerusalemme
è oggetto della riflessione del quinto "Mistero della gioia", così presentato da
Giovanni Paolo II nella sua Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae:
"Gioioso e insieme drammatico è l’episodio di Gesù dodicenne al Tempio. Egli qui
appare nella sua divina sapienza, mentre ascolta e interroga, e sostanzialmente
nella veste di colui che ‘insegna’. La rivelazione del suo mistero di Figlio
tutto dedito alle cose del Padre è annuncio di quella radicalità evangelica che
pone in crisi anche i legami più cari dell’uomo, di fronte alle esigenze
assolute del Regno. Gli stessi Giuseppe e Maria, trepidanti e angosciati, "non
compresero le sue parole" (Lc 2, 50)".
È l’unico episodio che i Vangeli ci narrano sugli anni passati da Gesù a
Nazareth, quasi interrompendo il lungo silenzio. Ciò dice peraltro come questo
sia un avvenimento di grande importanza profetica, proprio perché – benché non
appaia a prima vista – il riferimento al mistero pasquale di Cristo è implicito.
Lo smarrimento di Gesù e la sua scomparsa, infatti, è un indice di quella che
sarà la sua morte. I tre giorni angosciati di ricerca, con l’ansia di rivederlo,
si addicono ai tre giorni passati da Gesù nel sepolcro; come il gioioso
ritrovamento è un preannuncio della gloriosa risurrezione.
Forse il fatto che Gesù adolescente sia rimasto in città senza che i genitori se
ne accorgessero si spiega pensando a come allora si compivano i viaggi in
carovana, partendo a scaglioni, con i ragazzi che potevano andare dove volevano…
Ma l’importanza dell’episodio qui si accresce per la domanda di Maria, posta in
primo piano: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Tuo padre ed io ti abbiamo
cercato straziati!" (Lc 2, 48). Ed è da notare che qui Luca usa lo stesso
termine di cui si servirà per indicare le pene dell’Inferno, nell’episodio del
ricco e di Lazzaro: "…questa fiamma mi tortura" (cfr. Lc 16, 25). E l’importanza
dell’episodio si accresce per la risposta di Gesù: "Perché mi cercavate? Non
sapevate che io devo occuparmi del Padre mio?" (Lc 2, 49).
Si tratta del Figlio di Dio, d’accordo; ma non è facile capire una domanda che
risponde ad una domanda. Forse nella risposta-domanda di Gesù c’è un riferimento
a quando i genitori l’avevano offerto al Padre, con un’oblazione a cui Maria si
era pienamente associata. Comunque, è una risposta che resta oscura a Maria e a
Giuseppe, tanto che il Vangelo lo nota esplicitamente: "Ma essi non compresero
le sue parole"(Lc 2, 50).
Maria, "madre dei dolori"
Maria e Giuseppe hanno la gioia del
"ritrovamento" [si tratta di un Mistero della gioia!], che è preludio alla gioia
pasquale. Ma viene spontaneo pensare alla considerazione di Isaia: "Tu sei un
Dio misterioso" (Is 45, 15). Ed è forse una velata preparazione alle tante
sofferenze che Maria subirà senza capirle subito. Anche per lei ci sono dei
‘perché’ che non hanno risposta su questa terra, come del resto ci saranno per
lo stesso Gesù, quando griderà dalla Croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?" (Mt 27, 46).
La risposta verrà solo dopo, e la darà Gesù stesso ai discepoli di Emmaus: "Non
era forse necessario che Cristo patisse tutto questo, per entrare nella sua
gloria?" (Lc 24, 26). La risposta non viene dalla Croce e dalla morte di Gesù,
ma dalla sua risurrezione.
A conclusione dell’episodio dello smarrimento e ritrovamento di Gesù nel Tempio
notiamo che i santi sposi Maria e Giuseppe non chiedono altro; si fidano di Dio
e tornano a casa, dove Gesù si comporterà da figlio obbedientissimo: "[Gesù]
partì con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso" (Lc 2, 51).
L’episodio dello smarrimento di Gesù ribadisce il primato assoluto di Dio, anche
nei confronti delle persone e degli affetti più cari. Ma, intanto, il Signore
non ha risparmiato a sua madre né il dolore né il tormento di non capire, poiché
è sempre penoso per una madre non comprendere il proprio figliolo.
Maria, però, è colei che si è sempre fidata di Dio ad occhi chiusi, senza
neppure la pretesa di avere spiegazioni: le ragioni della fede l’hanno sorretta;
anzi, questa prova è stata per lei un dono, una necessaria preparazione alle
sofferenze più grandi che avrebbero contrassegnato tutta la sua esistenza di
"madre dei dolori".
Gabriele Amorth