Maria offre Gesù al Padre
Il valore profetico della "Presentazione del
Signore al Tempio" e la "purificazione" della madre, associata all’offerta
sacrificale del figlio.
Il Vangelo di Luca narra che Maria e Giuseppe, in ottemperanza alla Legge di
Mosè, "portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per offrirlo al Signore" [cfr.
2, 22]. Ma in realtà l’evangelista dell’infanzia di Cristo descrive il
comportamento di Maria e di Giuseppe con particolarità uniche, che fanno
intravedere come essi realizzarono in pieno quel rito che era stato ordinato in
una forma che velava la realtà, compiuta solo con Gesù.
Prima di tutto, non era prescritto che gli sposi si recassero al Tempio. Già
questo fatto, anche se la vicinanza tra Betlemme e Gerusalemme rendeva facile
questo omaggio non richiesto, ci dice come si sia fatto più del dovuto. Non
troviamo nessun altro esempio simile nella Bibbia.
Poi, Luca parla di "loro purificazione" [Lc 2, 22], includendo Giuseppe. Anche
questo dettaglio rivela un fine profondo. I santi coniugi, dietro indubbia
ispirazione divina, hanno veramente offerto quel figlio al Padre, a Colui che
era il vero Padre sotto ogni punto di vista. Ma già è evidente che è offerto per
i peccati, come è la sua missione. Per questo Luca ha accomunato Giuseppe e
Maria: i due sposi diventano i rappresentanti di tutto il popolo, affinché
l’offerta di Gesù avvenisse in un contesto di purificazione.
Il valore di questo episodio diventa profetico. Non dimentichiamo che, per Luca,
Gerusalemme è sempre vista come la città della Passione. Noi qui notiamo che non
ha nessuna importanza il rito di purificazione della madre; ha invece enorme
importanza l’offerta del figlio: vera offerta sacrificale, a cui Maria si
associa comprendendone il significato, anche se avrà capito solo vagamente che
si trattava di un presagio e di un anticipo di ben altra offerta, quella della
Croce. La Croce sarà la salvezza di tutta l’umanità, e già Gesù è proclamato
"luce per illuminare le genti" [Lc 2, 32].
La profezia di Simeone ed Anna
Infatti, a questo punto si inserisce un fatto
che completa e spiega pienamente l’offerta sacrificale appena avvenuta:
l’incontro col vecchio Simeone. Questo pio israelita aveva ricevuto dallo
Spirito una promessa: "Non morirai senza aver prima visto il Messia" [cfr. Luc
2, 25-26]. È lo Spirito che lo spinge a recarsi al Tempio in quel giorno ed è lo
Spirito che, in mezzo al consueto viavai del Tempio, lo fa avvicinare ai giovani
sposi. Si rivolge alla madre stupita, per chiederle un favore: vuole tenere il
bambino tra le sue braccia, vuole guardarlo bene, per pronunciare una stupenda
preghiera, che fa capire ai santi coniugi come il Signore gli abbia rivelato la
vera identità di quel bambino: "Ora sì, Signore, puoi prendermi nella tua pace,
perché mi hai dato la gioia di vedere il Salvatore, come mi avevi promesso". Ed
esalta il bambino: "luce delle genti e gloria d’Israele" [cfr. Lc 2, 23-32].
Ma a questo punto l’incontro col santo vecchio prende un’altra piega. Si sarà
forse oscurato il volto di Simeone, mentre si rivolgeva direttamente alla madre
per una duplice e dolorosa profezia: sul bambino e su lei stessa, così
pienamente associata alla missione del figlio. Chissà come cadono pesanti quelle
parole sul cuore di Maria: "Egli è qui per la rovina e per la risurrezione di
molti in Israele e come segno di contraddizione". E quelle parole profetiche,
non meno gravi, rivolte a lei: "E una spada trapasserà la tua anima" [cfr. Lc 2,
34]. È come un secondo annuncio fatto a Maria, "Corredentrice" nella Passione
del Figlio.
A questo punto, per gli stupiti Maria e Giuseppe deve essere stato un grande
balsamo la presenza della vecchia profetessa Anna, anch’essa ripiena di Spirito
Santo, la quale dimostra di aver ricevuto piena rivelazione sulla vera identità
di Gesù, per cui "loda Dio e parla del bambino, indicandolo come il Salvatore a
coloro che aspettavano la redenzione di Gerusalemme" [cfr. Lc 2, 38].
Commenta Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica "Rosarium Virginis Mariae":
"[Questo quarto Mistero gaudioso], pur conservando il sapore della gioia,
anticipa i segni del dramma. La presentazione al Tempio, infatti, mentre esprime
la gioia della consacrazione e immerge nell’estasi il vecchio Simeone, registra
anche la profezia del "segno di contraddizione" che il Bimbo sarà per Israele e
della spada che trafiggerà l’anima della Madre (cfr. Lc 2, 34.35)" [RVM, 20].
Gabriele Amorth